Levriero Afgano: eleganza antica tra mito, velocità e mistero
Le radici del Levriero Afgano
Forse il più affascinante tra i levrieri, il Levriero Afgano affonda le sue origini in tempi antichissimi, tanto da essere considerato una delle razze canine più antiche del mondo. La sua stirpe, secondo molti storici e cinofili, sarebbe strettamente imparentata con quella del Saluki, un levriero nobile e snello proveniente dalla Persia, introdotto nelle impervie terre dell’Afghanistan attraverso antiche rotte carovaniere.
In quelle regioni montuose e dal clima spesso rigido, soprattutto durante l’inverno, questo cane ha dovuto adattarsi per sopravvivere e cacciare. Così, nel tempo, ha sviluppato un manto lungo, spesso e setoso, capace di proteggerlo dalle intemperie durante le sue corse su terreni rocciosi o innevati. Il suo compito principale era la caccia: inseguiva con agilità prede di ogni dimensione, dalle lepri e gazzelle, fino a prede più temibili come i lupi e perfino i leopardi delle nevi.
Oltre al suo valore come cacciatore, l’Afgano era profondamente rispettato anche per il legame speciale che sapeva instaurare con l’uomo. I nomadi afghani, che lo consideravano un compagno prezioso e fiero, erano soliti celebrare ogni anno i loro cani con riti festosi. Durante queste occasioni, i levrieri venivano ornati con collane, fiori e decorazioni tradizionali, a testimonianza del ruolo onorifico che ricoprivano nella vita del popolo.
Vanitoso, elegante… inarrivabile
Se dovessimo descrivere il Levriero Afgano con una sola parola, probabilmente sarebbe questa: vanitoso. Ma non in senso negativo: è quel tipo di vanità naturale, innata, che non ha bisogno di sforzarsi per farsi notare. Il suo portamento aristocratico, il passo aggraziato, lo sguardo fiero e un po’ distante… tutto in lui grida “nobile”, “sofisticato”, “irraggiungibile”. E se provate a chiamarlo aspettatevi uno sguardo glaciale del tipo: “Ma guarda questo. Non sa proprio a chi si sta rivolgendo, vero?”. Ecco. Questo è il Levriero Afgano.
Eppure, chi ha la fortuna di viverci assieme scopre una realtà diversa. Il Levriero Afgano è anche un cane affettuoso, leale, e soprattutto intelligentissimo. È solo che non regala affetto a caso. Se vi sceglie, lo farà con dignità e riserbo, ma con una profondità emotiva sorprendente. Ha un comportamento rispettoso e sensibile, ama la tranquillità e spesso si lega fortemente a una o due persone della famiglia, ignorando il resto del mondo. Non è il cane da “giochi di gruppo” o da abbracci invadenti: la sua affettuosità è sottile, ma intensa.
Nati per correre… con criterio!
Data la loro straordinaria velocità (possono raggiungere i 60 km/h!), i levrieri afghani sono stati messi alla prova anche in piste da corsa. Tuttavia, i risultati non sono stati quelli sperati. La loro intelligenza e indipendenza li porta spesso a saltare le regole del gioco: invece di seguire il tracciato come previsto, tendono a tagliare dritti verso l’esca, preferendo la via più efficace (e meno faticosa) per “acchiappare la preda”. Un comportamento che dimostra il loro spirito libero e la loro capacità di pensare in modo autonomo.
Toelettatura: la bellezza ha il suo prezzo
Il mantello del Levriero Afgano è la sua firma: lungo, setoso, fluente, quasi regale. Ma questa bellezza richiede dedizione. La toelettatura di questa razza non è un dettaglio estetico, è una vera e propria routine di cura. Per mantenere il pelo lucente e senza nodi, sono necessari spazzolamenti frequenti, almeno 2-3 volte a settimana (ma spesso anche ogni giorno), usando pettini specifici per non danneggiare la struttura del mantello. I bagni regolari con shampoo delicati e balsami districanti che aiutano a tenere lontano sporco e feltri, soprattutto se il cane vive anche all’aperto.
La zona dietro le orecchie, le ascelle e le zampe posteriori sono i punti più critici, dove i nodi si formano facilmente. Serve pazienza, precisione e… un po’ di spirito zen. Insomma, convivere con un Levriero Afgano significa accettare il rituale della toelettatura come un momento importante del legame. Un’arte, più che una necessità. E lui lo sa: si lascia fare con eleganza, come un nobile che riceve le cure del proprio barbiere personale.
Dall’Arca di Noè ad oggi
Antiche leggende narrano che il Levriero afgano fosse presente sull’Arca di Noè. Quando le acque del diluvio universale coprirono la Terra e Noè dovette scegliere quali animali salvare per preservare la vita, pare che tra i cani fu proprio il Levriero Afgano a meritarsi un posto sull’Arca. Perché? Forse per la sua bellezza regale, o forse per quel portamento dignitoso che trasmetteva un senso di sacralità. Secondo questa tradizione, quando l’Arca toccò finalmente il suolo, lo fece in una zona che oggi appartiene alla Nigeria settentrionale, chiamata Bornu (il cui nome significa proprio “Terra di Noè”). Proprio lì, si racconta, il Levriero Afgano cominciò a moltiplicarsi e a diffondere la sua stirpe, diventando custode di un’eredità che unisce mito, fede e antichità.